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Immagine del redattoreIstituto di Bioquantica Applicata

DALLE PIETRE TORICHE AL MAGNETRON

"In questa mia pubblicazione cercherò di dare una risposta ad uno dei misteri più inquietanti degli Archeologi: come facevano i nostri antenati oltre 16.000 anni fa a spostare delle pietre monolitiche dal peso superiore alle 30 tonnellate".


Secondo la teoria dei campi toroidali che, a mio avviso si sposa bene con le evidenze della fisica dei quanti, l’elettrone non è una particella materica definita, ma un campo di forze toroidali. Lo stesso vale per l’atomo per quanto riguarda il microcosmo. Se consideriamo il sole e il nostro pianeta dal punto di vista della natura frattale della realtà, notiamo come appaia ancora più evidente che non solo i corpi compresi nell’elio campo, ma anche la galassia stessa sia composta da campi di natura toroidale. In pratica, anche il macrocosmo, è suono e magnetismo; non a caso la Genesi recita: “All’inizio era il suono”. Questo suono primordiale ha generato il campo magnetico che conseguentemente ha generato la realtà fatta di oggetti. Quando pensiamo al campo magnetico lo ricollochiamo immediatamente al campo ferromagnetico senza tenere conto che oltre al magnetismo vi è il paramagnetismo e il diamagnetismo. (1) Se guadiamo lo spettro completo di un campo magnetico, non ci appare con due polarità positiva e negativa come ci è sempre stato insegnato; in realtà si tratta di campi toroidali che contengono in sé entrambi le polarità. Una toroide possiede un asse centrale con un vortice a entrambe le estremità e un campo coerente circostante. L'energia fluisce in un vortice e attraverso un asse centrale esce dall'altro vortice avvolgendosi su se stessa per tornare al primo vortice entrante. Se guardiamo l’immagine di una toroide comprendiamo immediatamente l’antico adagio alchemico di Ermete Trismegisto quando diceva: “Come in alto così in basso”. (2) Negli anelli che circondato alcuni pianeti, possiamo riscontrare come i poli convergono energeticamente nella zona equatoriale, da cui sprigionano l’energia sotto forma di particelle che collidono tra di loro. Se partiamo dal presupposto che tutto è magnetismo, non ha più senso parlare di forza di gravità come ci è stato trasmesso da Newton in poi. Gli archeologi ancora oggi non riescono a spiegarsi come i nostri antenati già 16.000 anni fa riuscissero a spostare pietre intere dal peso di tantissime tonnellate. Basterebbe collegare i ritrovamenti dei coni di pietra nei pressi di tali siti monolitici per capire come questi attrezzi, per noi rudimentali, fossero, in effetti, utilizzati non per eliminare la forza di gravità, ma per governare il campo magnetico torsionale degli oggetti. Lo stesso mistero che da poco l’entomologo russo Viktor Stepanovich Grebennikov e altri scienziati sono riusciti a svelare attraverso lo studio degli insetti, in particolare la libellula e le api. Sorprendentemente, questa tipologia di insetti riescono a volare nonostante siano dotati di un tipo di ali che dal punto di vista aereospaziale non le consentire. (3) Tali ali non sono irrorate da nervature deputate al trasporto del sangue, ma sono in realtà tubature vuote le quali sono munite, nella parte sottostante, di un’infinità di coni. Queste piccolissime protuberanze emettono delle onde sonore o se vogliamo dei fasci magnetici capaci di entrare in risonanza con l’ambiente circostante. Questi insetti invece di sbattere le ali, semplicemente le fanno vibrare in modo tale da generare il tipico ronzio. Ancora più sconvolgente è stato scoprire che rallentando di quarantacinque volte la frequenza del ronzio non si sente più un suono, ma un canto di voci angeliche, le quali alternandosi con delle specifiche pause, intonano una meravigliosa sinfonia, alla stessa stregua di un coro polifonico. Grebennikov divenne poi famoso per aver inventato una piattaforma lievitante fondata sullo stesso principio delle ali degli insetti, capace di volare a una velocità superiore a quella del suono. A conferma del potere governatore dei coni nel museo egizio che si trova vicino al Rosicrucian Park, sono esposti alcuni coni giganti risalenti al periodo predinastico sumero. (4) Oltre ai coni sono stati rinvenuti in più parti del mondo le cosiddette pietre toro. Il Toro, come abbiamo visto prima, è lo schema principale utilizzato dalla natura utilizza su ogni scala. Sistemi organizzati come questo, permettono lo sviluppo dell'universo. Il sistema legato alla struttura toroidale è, infatti, un sistema in equilibrio che ritroviamo ovunque in natura: nella sezione di una mela o di un’arancia, in un uragano, nel campo magnetico terrestre e nelle sue dinamiche atmosferiche, nella superficie solare, intorno all'essere umano, intorno a una galassia e persino intorno all'atomo. Possiamo affermare che l'universo, ovunque lo si guardi, ha sviluppato un solo progetto: creare Tori. “La prima sfida significativa alla visione meccanicistica dell’universo venne proprio da Einstein, che, suo malgrado, confermò la presenza di profonde contraddizioni nella nozione di una particella indipendente. Egli propose che quella cui normalmente pensiamo come particella, sia in realtà un impulso temporaneo localizzato che emerge da un campo più ampio, come un vortice che si forma temporaneamente dal flusso dinamico di un ruscello”. (Da The Essential David Bohm a cura di Lee Nichol). Nella toroide come si è detto, l’intera energia della struttura converge verso il centro del sistema nel suo stato di processo manifesto che corrisponde al punto zero. Allo stesso modo di come nel caso del buco nero al centro della galassia, questo punto centrale in tutti i sistemi, li connette continuamente con il Campo Unificato sottostante (energia e informazione tornano allo stato di punto zero della densità infinita tramite singolarità). In questo modo tutto è unificato e presente olograficamente, poichè il Campo Unificato informa ogni entità manifesta nell'intero cosmo, in ogni momento e ogni entità informa l'intero cosmo della sua presenza locale tramite il Campo Unificato. Questo tipo di scambio reciproco è caratteristica primaria dei sistemi toroidali, dove l'individuale è informato e influenzato dall'ambiente circostante e l'ambiente è informato e influenzato dall'individuo, in uno scambio ritmico bilanciato. Quando la struttura toroidale funziona perfettamente, il fonone, quale particella quantica contenuta nel suono,entra immediatamente risonanza con il centro della toroide che è in diretta connessione con tutte le strutture toroiche dell’universo. Per questo, possiamo affermare che anche nella terza dimensione, all’interno della densità, il suono viaggia all’infinito e più veloce della luce che invece viaggia lentamente. Nel momento che il fonone arriva al punto zero, si collega con il punto zero di tutti gli altri punti zero degli atomi che compongono il nostro corpo, il nostro ambiente, la nostra galassia e l’intero universo. L’antica tecnologia delle pietre toriche assieme all’utilizzo dei coni, consentiva di utilizzare questa infinita fonte di energia assimilabile all’attuale “magnetron” per tagliare le pietre che costituivano le antiche strutture monolitiche, allo stesso modo di come la tecnologia Saser e gli attuali sistemi magnetron consentono di tagliare i metalli più duri. (5) Anche l’occhio ha una forma toroidale. Se noi osservassimo il processo della visione che avviene sulla retina, notiamo che all’interno di questa ci sono dei coni e bastoncelli che, attraverso il nervo ottico, fanno entrare in connessione i fononi contenuti nella luce oltre ai fotoni direttamente con la ghiandola pineale. La ghiandola pineale comunica con tutto il nostro DNA in maniera simultanea, le memorie contenute nella sua catena hanno la conoscenza di tutto, di tutta quella tecnologia perduta. L'esperimento di Michelson-Morley dimostrò l'indipendenza della velocità della luce rispetto all'ipotetico "vento d'etere" e costituì la prima forte prova contro la teoria dell'etere luminifero.(6) Con il loro esperimento dimostrarono che oltre alla non esistenza dell’etere, la terra non si muova nello spazio. Tale assenza di movimento è stata poi confermata dallo scienziato giapponese Michio Kaku. (7) Fortunatamente quest’ultimo abbandonò l’idea elementare che l’universo fosse fatto di particelle chiamate atomi che si muovono grazie alla forza di gravità e iniziò a lavorare su quella che da prima si chiamava la teoria delle stringhe per poi evolversi in quella che oggi ha preso il nome di teoria delle membrane.



Dott. Valerio Sgalambro


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